Riepiloghiamo la situazione attuale dell’import-export tra Stati Uniti ed Unione Europea, con un’attenzione particolare all’Italia, per capire insieme le ripercussioni delle possibili tasse sull’import e del protezionismo americano sulle rotte e gli scambi commerciali internazionali.
Al momento, l’applicazione di nuove tariffe sull’importazione di provenienza europea è ancora una minaccia, un’operazione che, a detta dell’Agenzia del Commercio Estero Usa (Office of US Trade Representative), rappresenta una contromisura rispetto ai sussidi concessi dalla UE ad Airbus, il secondo produttore di aerei civili, diretto concorrente dell’americana Boeing, la quale, a sua volta, ha ricevuto sostegni pubblici.
I dazi USA previsti dal commissario al commercio Robert Lighthizer avrebbero un valore di 11 miliardi di dollari e sono stilati in una lista che comprende diverse categorie merceologiche, dall’aeronautica, con dazi applicati su nuovi elicotteri ad uso civile, nuovi aerei e le relative componentistiche di provenienza principalmente francese, spagnola, tedesca e dal Regno Unito, ai prodotti alimentari, tra cui pesce, burro, formaggi come il pecorino, il parmigiano e il Roquefort, olio di oliva, marmellate, vini tra cui il prosecco, liquori e olii essenziali, fino a prodotti dell’industria tessile, plastica e della carta.
(Sul sito dell’USTR – United States Trade Representative – è possibile visionare l’elenco completo dei prodotti europei inseriti nella lista dei dazi USA).
L’offensiva commerciale di Washington contro la UE rientra in un contesto di tensioni a livello globale con al centro gli USA, prima fra tutti la disputa con la Cina, contro la quale Donald Trump ha imposto nel 2018 dazi su 250 miliardi di dollari di prodotti made in China importati negli Stati Uniti, ai quali Pechino ha risposto con tariffe su 121 miliardi di export americano, colpendo prevalentemente prodotti chiave come la soia e il Gnl (Gas naturale liquefatto).
La guerra dei dazi tra USA e Cina, dopo mesi di trattative, sembrava essere vicina a un accordo, con incontri tra rappresentanti cinesi e americani avvenuti a inizio maggio 2019, con l’obiettivo di riportare stabilità in un mercato importante, in cui dal 2017 si sono superati i 500 miliardi di dollari di import degli Stati Uniti dalla Cina. I negoziati non hanno però portato a nessuna intesa, dando luogo a nuove minacce di dazi da entrambe le parti e alla necessità di ulteriori colloqui previsti per fine giugno.
Per quanto riguarda il nostro Paese, l’export verso gli Stati Uniti è una voce importante del commercio extra-UE, valutabile sui 54,7 miliardi di dollari, quasi il doppio delle importazioni, che valgono invece 23,2 miliardi di dollari. Sia l’import che le esportazioni da e verso gli USA sono in crescita negli ultimi anni, con un disavanzo commerciale incrementato da 28 a 31,6 miliardi di dollari negli ultimi 4 anni.
Nello specifico, l’export dall’Italia agli Stati Uniti si basa principalmente su 10 categorie di prodotti, guidati dal settore dei macchinari e delle apparecchiature, per un valore di quasi 8 miliardi di euro e da quello di autoveicoli e rimorchi per 5,1 miliardi, secondo le elaborazioni dell’Ambasciata d’Italia su dati Agenzia ICE di fonte ISTAT.
Dal punto di vista delle importazioni dagli USA, i beni americani che arrivano in Italia sono soprattutto prodotti farmaceutici per 3.584 miliardi di euro, seguiti da prodotti di miniere e cave per 1.920,4 milioni di euro e macchinari e apparecchiature per 1.523,9 miliardi.
L’Italia mantiene dunque un surplus di commerciale tra export ed import, riscontrabile non solo nel rapporto con gli Stati Uniti, ma in termini assoluti, con le esportazioni di prodotti made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto i 463 miliardi di euro, portando a un disavanzo favorevole di 38,9 miliardi.
L’introduzione dei dazi USA su acciaio e alluminio, così come la minaccia da parte di Trump di un aumento delle tariffe doganali sui prodotti importati dall’Europa, ha però destabilizzato il mercato, già toccato dalle incertezze dovute alla Brexit, con conseguenti frenate nei primi mesi del 2019 nell’export a livello europeo e, quindi, anche italiano.
Le aziende che meglio riusciranno a reggere il peso della situazione sembrano essere quelle più orientate all’internazionalizzazione del proprio business, specialmente le imprese che possiedono quote di mercato negli USA o hanno aperto impianti produttivi direttamente negli Stati Uniti, e che potrebbero dunque evitare di pagare i dazi all’import.
Una lista di prodotti USA tassabili per 20 miliardi di dollari
Allo stato attuale, l’Unione Europea si prepara ad adottare contromisure commerciali per rispondere al rischio di tariffe doganali aggiuntive da parte degli Stati Uniti. Bruxelles ha infatti pubblicato una lista indicativa di beni americani per un valore di 20 miliardi di dollari su cui minaccia di applicare nuove tasse sull’import.
All’interno di questo elenco, è presente un’ampia gamma di prodotti, dagli aerei e gli elicotteri ai trattori, dal pesce surgelato ai vini della California, fino a ketchup, gomme da masticare, valigie, prodotti chimici, frutta e molti altri.
La lista di dazi UE sull’importazione di beni USA non è definitiva, in quanto oggetto di una consultazione pubblica lanciata dalla Commissione Europea, prevista fino al 31 maggio 2019.
Non è comunque possibile al momento ipotizzare con certezza gli sviluppi della guerra dei dazi tra Washington ed Europa, in quanto, sia sui dazi minacciati dagli Stati Uniti, che sull’ammontare delle nuove tariffe doganali stilate dall’Unione Europea, si dovrà pronunciare l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), il cui arbitrato è atteso entro luglio, nel caso degli USA, ed entro l’inizio del 2020 per quanto riguarda i dazi UE.
A livello strategico, il provvedimento avanzato da Bruxelles è da considerarsi una richiesta di dialogo per evitare una guerra commerciale che nella pratica danneggerebbe entrambe le parti, cercando preventivamente una soluzione negoziata che non preveda l’applicazione di sanzioni reciproche, ma che copra sia il caso Boeing che quello Airbus. Come dichiarato dal Commissario europeo Cecilia Malmström, “dobbiamo continuare a difendere un contesto in condizioni di parità per la nostra industria. Noi non cerchiamo ritorsioni. Se da un lato abbiamo bisogno di essere pronti con contromisure, qualora non ci fossero alternative, credo ancora che il dialogo dovrebbe prevalere tra partner importanti quali l’Ue e gli Usa”.
La lista di dazi UE sull’importazione di beni USA non è definitiva, in quanto oggetto di una consultazione pubblica lanciata dalla Commissione Europea, prevista fino al 31 maggio 2019.
Non è comunque possibile al momento ipotizzare con certezza gli sviluppi della guerra dei dazi tra Washington ed Europa, in quanto, sia sui dazi minacciati dagli Stati Uniti, che sull’ammontare delle nuove tariffe doganali stilate dall’Unione Europea, si dovrà pronunciare l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), il cui arbitrato è atteso entro luglio, nel caso degli USA, ed entro l’inizio del 2020 per quanto riguarda i dazi UE.
A livello strategico, il provvedimento avanzato da Bruxelles è da considerarsi una richiesta di dialogo per evitare una guerra commerciale che nella pratica danneggerebbe entrambe le parti, cercando preventivamente una soluzione negoziata che non preveda l’applicazione di sanzioni reciproche, ma che copra sia il caso Boeing che quello Airbus. Come dichiarato dal Commissario europeo Cecilia Malmström, “dobbiamo continuare a difendere un contesto in condizioni di parità per la nostra industria. Noi non cerchiamo ritorsioni. Se da un lato abbiamo bisogno di essere pronti con contromisure, qualora non ci fossero alternative, credo ancora che il dialogo dovrebbe prevalere tra partner importanti quali l’Ue e gli Usa”.
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