Con “Accordo di Partenariato Economico” (APE) tra Unione Europea e Giappone (in inglese “Economic Partnership Agreement” – EPA) si intende il più grande trattato commerciale bilaterale sottoscritto dalla UE, che dà il via alla più vasta area di libero scambio del mondo, pari a un terzo dell’economia globale. L’accordo è stato firmato al vertice di Tokyo il 17 luglio 2018, tra i rappresentanti dell’Unione Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, insieme al primo ministro giapponese Shinzo Abe. L’accordo di partenariato economico e l’accordo di partenariato strategico tra il Vecchio Continente e il Giappone sono entrati ufficialmente in vigore l’1 febbraio 2019.
Vediamo innanzitutto il contesto che ha posto le basi per la stesura dell’accordo economico tra Unione Europea e Giappone che modifica radicalmente l’import export Italia Giappone.
La contrattazione che ha preceduto l’APE EU parte infatti da una relazione ampiamente avviata, che vede il Giappone come secondo maggior partner commerciale dell’UE in Asia dopo la Cina e al sesto posto come partner globale; viceversa, l’Europa si classifica seconda come partner commerciale del Giappone a livello mondiale. I negoziati erano iniziati già nel 2013, senza però avere sviluppi concreti. La vera spinta arriva dalla politica protezionistica intrapresa dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ritira l’adesione degli USA al Trans Pacific Partnership (TPP), accordo commerciale di libero scambio tra 12 Paesi affacciati sull’Oceano Pacifico, tra cui il Giappone, e inizia una guerra dei dazi con la Cina. L’opportunità di rafforzare mercati e partnership commerciali diventa dunque più allettante per l’amministrazione nipponica, anche grazie al successo degli accordi economici avviati dall’Unione Europea con Sud Corea e Canada.
Cosa comporta nello specifico l’accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone?
In sintesi, grazie al libero scambio vengono eliminati i dazi doganali sul 97% delle merci importate dalla UE, con un risparmio per l’esportazione europea pari a 1 miliardo di euro all’anno.
Ripercorriamo dunque i punti principali previsti dall’accordo per i vari settori commerciali:
- Per quanto riguarda le esportazioni agricole, l’APE elimina i dazi imposti da Tokyo su numerosi formaggi, ad esempio il Gouda e il Cheddar (tassati quasi al 30%) e sull’export di vino verso il Giappone (in media al 15%).
- Permette ai Paesi dell’Unione Europea di aumentare l’esportazione di carni bovine, azzerando i dazi per le carni di maiale trasformate e abbassando di molto le imposte sulle carni fresche. Ora quindi, l’export di salumi verso il Giappone è molto semplificato.
- Assicura la protezione in Giappone di più di 200 indicazioni geografiche (IG) europee, ossia prodotti agricoli e specialità culinarie di alta qualità, così come la protezione in UE di alcune IG giapponesi, come il manzo Kobe. Grazie a ciò, l’export Italia Giappone di prodotti agricoli godrà di tutele più adeguate.
- Prevede l’apertura dei mercati dei servizi finanziari, del commercio elettronico, delle telecomunicazioni e dei trasporti.
- Semplifica l’accesso delle imprese europee ai mercati degli appalti di 54 grandi città nipponiche ed elimina gli ostacoli riguardanti gli appalti nel settore ferroviario del Giappone.
- Approva le norme internazionali sugli autoveicoli, rendendo molto più semplice l’esportazione di automobili dell’UE verso il Sol Levante. Per il settore automobilistico, inoltre, prevede periodi di transizione della durata massima di 7 anni prima della soppressione dei dazi doganali.
- Contiene norme per la tutela delle PMI, che rappresentano il 78% delle quasi 74.000 imprese UE e italiane che esportano in Giappone, aumentando quindi le opportunità di import export Italia Giappone.
- Comprende un lungo capitolo relativo al commercio e allo sviluppo sostenibile, fissando standard molto elevati in tema di lavoro, sicurezza, tutela dell’ambiente e dei consumatori, citando per la prima volta l’impegno per la realizzazione dell’Accordo di Parigi per la lotta ai cambiamenti climatici.
- Elimina i dazi sui prodotti industriali in settori fondamentali per l’UE, come cosmetici, sostanze chimiche e farmaceutiche, tessile e abbigliamento.
- Riconosce come “equivalenti” i rispettivi sistemi di protezione dei dati, consentendo la libera e sicura circolazione dei dati personali tra Unione Europea e Giappone.
L’Accordo di partenariato economico tra UE e Giappone è dunque fondamentale per creare un’area di scambio commerciale senza ostacoli tariffari e tecnico-normativi, che incentivi l’economia dei singoli Stati, senza trascurare gli aspetti della sicurezza e dell’ambiente.
Come dichiarato dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker:
“Stiamo aprendo un nuovo mercato di 635 milioni di persone, che rappresenta quasi un terzo del prodotto interno lordo mondiale. […] Il nuovo accordo offrirà ai consumatori una scelta più ampia e prezzi più convenienti, proteggerà i grandi prodotti europei in Giappone e quelli giapponesi in Europa, ad esempio il Tiroler Speck austriaco o il manzo ‘Kobe’, fornirà alle piccole imprese di entrambe le parti l’opportunità di estendere le loro attività in un mercato completamente nuovo, consentirà alle imprese europee di risparmiare ogni anno 1 miliardo di euro in dazi e darà grande impulso agli attuali scambi commerciali tra le due parti. […]L’accordo garantisce che i nostri principi in settori quali il lavoro, la sicurezza, il clima e la protezione dei consumatori rappresentino lo standard di eccellenza globale”.
Anche per il Commissario responsabile per il Commercio Cecilia Malmström l’APE:
“…elimina le tariffe e offre un contributo importante in termini di norme a livello mondiale, dimostrando al tempo stesso al mondo che entrambe le parti restano convinte dei vantaggi del libero scambio. […]Ci sono le condizioni per un consistente incremento degli scambi commerciali tra le parti, che a sua volta darà impulso all’occupazione e contribuirà alla riduzione dei prezzi”.
Sul sito della Commissione Europea è possibile consultare integralmente l’Accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone capitolo per capitolo.
Quali saranno i possibili risultati raggiungibili grazie all’Accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone?
Se si considera che, già prima che l’APE fosse siglato, le esportazioni dall’Europa verso Tokyo superavano quota 58 miliardi di euro in beni e 28 miliardi di euro in servizi, si ipotizza che, una volta che la partnership sarà pienamente avviata, gli scambi commerciali tra UE e Giappone possano aumentare di circa 36 miliardi di euro l’anno, con una crescita del 13% e picchi che vanno dal +51% per gli alimenti confezionati, fino al +215% per i latticini e al +220% per l’industria tessile.
Le esportazioni dal Vecchio Continente potranno inoltre contare sugli oltre 127 milioni di consumatori giapponesi e si stima che ad ogni miliardo di merci o servizi esportati in Giappone equivalgano 14.000 posti di lavoro nell’Unione Europea.
L’Italia sarà uno dei Paesi che più gioverà dell’APE con il Giappone, grazie ai tanti prodotti italiani che già riscuotono un grande successo tra la popolazione nipponica, specialmente nei settori del tessile e dell’abbigliamento, dell’agroalimentare e della meccanica strumentale.
L’export Italia-Giappone vede già oggi impegnate quasi 15.000 imprese italiane, di cui l’83% sono Piccole e Medie Imprese (PMI), mentre quasi 89.000 posti di lavoro in Italia dipendono dall’export dall’UE verso il Giappone, su un totale di circa 740.000 posti di lavoro in tutta l’Unione Europea.
Per quanto riguarda l’import-export tra Italia e Giappone, i due Paesi hanno già una salda relazione commerciale, che vede Tokyo come sesto partner economico non comunitario del Bel Paese. L’anno scorso le esportazioni italiane sono aumentate del 9%, sfiorando i dieci miliardi di euro e facendo balzare l’Italia al secondo posto tra i Paesi europei dopo la Germania.
L’Accordo di partenariato economico in vigore dal 1° febbraio 2019 porterà dunque nuove opportunità per l’esportazione di prodotti italiani, specialmente nei settori di eccellenza del made in Italy.
Delle 205 IGP riconosciute, ben 44 infatti sono italiane. Tra le Indicazioni Geografiche (implementabili in futuro) troviamo 18 alimentari, tra cui l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma, il Parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala e il gorgonzola.
Buone notizie anche per l’export di vino in giappone, con 26 tra vini e alcolici, come la grappa, tra le IGP incluse. Le clausole previste dall’APE dovrebbero inoltre garantire una maggiore protezione dei prodotti italiani a rischio di contraffazione, scoraggiando la diffusione di merci false.
Riassumiamo infine gli step necessari agli esportatori italiani ed europei che vogliono organizzare spedizioni in Giappone beneficiando delle tariffe preferenziali.
Per effettuare esportazioni entro l’ambito dell’Accordo economico tra UE e Giappone, le imprese europee dovranno dotarsi di certificato di origine preferenziale per la propria merce, così da far eliminare i dazi all’importazione.
Per spedizioni di valore superiore a 6.000 euro, l’esportatore deve essere registrato al sistema REX (Registered Exporters System), attestando l’origine su fattura o altro documento commerciale che accompagna l’esportazione e che descriva dettagliatamente il prodotto originario in modo da consentirne l’identificazione.
L’APE tra Europa e Giappone prevede due modalità per dimostrare l’origine della merce:
- La dichiarazione di origine preferenziale (“statement on origin” – tramite REX)
- La “conoscenza dell’importatore” (in questo caso non è necessaria la registrazione nel sistema REX dell’esportatore)
Queste modalità escludono la necessità di presentare il certificato di circolazione EUR1 come prova dell’origine preferenziale.
Per quanto riguarda la dichiarazione di origine preferenziale delle merci, questa ha una validità di 12 mesi dall’emissione e, grazie all’accordo siglato, potrà essere emessa non solo per una spedizione di uno o più prodotti, ma anche per spedizioni multiple di prodotti con caratteristiche simili, sempre entro un arco di tempo non superiore a 12 mesi.
Per ottenere il trattamento tariffario preferenziale, è indispensabile verificare la corrispondenza tra la dichiarazione e le regole di origine, indicate nella Sezione A del Capitolo 3 dell’Accordo.
Le regole dell’origine preferenziale prevedono, innanzitutto, che i prodotti siano fabbricati interamente nel Paese di esportazione. Ciò implica che se anche una minima parte della lavorazione avviene in un paese terzo, NON sarà possibile ottenere la tariffazione preferenziale.
È poi necessario individuare la regola di origine che corrisponde al prodotto in questione, in base alla voce doganale di vendita. Infine, è fondamentale che il trasporto delle merci sia diretto tra i due paesi contraenti, in quanto un prodotto importato in un paese terzo e successivamente riesportato verso uno dei due paesi contraenti non può essere dichiarato di origine preferenziale.
Per gli esportatori già registrati nel sistema REX non è necessario effettuare una nuova registrazione, in quanto è sufficiente utilizzare lo stesso numero REX dopo aver verificato la regola di origine in base alla voce doganale.
Nel caso in cui l’impresa esportatrice non fosse ancora registrata al sistema REX, dovrà presentare domanda all’Ufficio delle Dogane territorialmente competente, scaricando e compilando il modulo di domanda 22-06 BIS. Una volta in possesso del numero REX, sarà possibile inserirlo nella dichiarazione di origine, includendo questa nella fattura o nel documento commerciale che accompagna la spedizione, così da poter usufruire dei benefici del libero scambio tra Unione Europea e Giappone.
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